Dante nostro

Parole dantesche





MISERICORDIA 

La misericordia in Dante di Franco Nembrini, 1° agosto 2015

SCEGLIERE
Nel mezzo del cammin di nostra vita... Lettura di alcuni canti della Commedia a cura di Gregorio Vivaldelli, Foggia 16 maggio 2015



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Le ragioni di un titolo

In occasione del VII Centenario della nascita di Dante, alla vigilia della chiusura del Concilio Vaticano II, papa Paolo VI, con la lettera apostolica Altissimi cantus, celebrò la memoria del Sommo Poeta e, “motu proprio”, istituì presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano una cattedra di studi danteschi. In quel testo, riprendendo un’affermazione fatta da papa Benedetto XV nell’enciclica In praeclara summorum del 30 aprile 1921, in occasione del VI centenario della morte del Sommo Poeta, e ancor prima nella epistola Nobis, ad catholicam diretta all'Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia Pasquale Morgante il 28 ottobre 1914, così scriveva: «Qualcuno potrebbe forse chiedere come mai la Chiesa cattolica, per volontà e per opera del suo Capo visibile, si prenda così a cuore di celebrare la memoria del poeta fiorentino e di onorarlo. La risposta è facile e immediata: perché Dante Alighieri è nostro per un diritto speciale: nostro, cioè della religione cattolica, perché tutto spira amore a Cristo; nostro, perché amò molto la Chiesa, di cui cantò gli onori; nostro, perché riconobbe e venerò nel Romano Pontefice il Vicario di Cristo in terra» (9). E dopo aver riconosciuto come «la sua voce si sia levata e abbia risuonato duramente contro alcuni Pontefici Romani, e che abbia ripreso con asprezza istituzioni ecclesiastiche e uomini che furono ministri e rappresentanti della Chiesa» (10), ma che tuttavia ciò «non ha mai scosso la sua ferma fede cattolica e la sua filiale affezione verso la Santa Madre Chiesa» (11), così il Pontefice continua: «Dante è nostro, Ci sia lecito ripetere a ragione, e lo affermiamo non per gloriarci di un tale trofeo per un amore ambizioso e orgoglioso, quanto piuttosto per ricordare a noi stessi il dovere di riconoscerlo tale, e di esplorare nella sua opera le ricchezze inestimabili della forza e del senso del pensiero cristiano, convinti come siamo che solo chi scava nelle segrete profondità dell'animo religioso del sommo poeta può comprendere a fondo e gustare con pari piacere i meravigliosi tesori spirituali nascosti nel poema» (11).
Un titolo che ci richiama dunque ad una responsabilità e ad un impegno sia personale che comunitario. «La Commedia può essere letta, infatti – così scriveva papa Francesco nel messaggio al Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura in occasione delle celebrazioni del 750° anniversario della nascita di Dante – come un grande itinerario, anzi come un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e storico. Essa rappresenta il paradigma di ogni autentico viaggio in cui l’umanità è chiamata a lasciare quella che Dante definisce «l’aiuola che ci fa tanto feroci» (Par. XX, 151) per giungere a una nuova condizione, segnata dall’armonia, dalla pace, dalla felicità. È questo l’orizzonte di ogni autentico umanesimo».

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